Multiverso incontra Oscar Greco e "I demoni del Mezzogiorno"

Un tuffo nella memoria storica di una Calabria sofferente, stigmatizzata, schiacciata dalle volontà politiche di ricomporre in fretta lacerazioni post-unitarie, forse mai affrontate a dovere e piuttosto semplificate, inglobate da un pesiero unico, più orientato alle etichette che al metodo scientifico.

La storia in questione è quella del manicomio di Girifalco (una delle strutture più imponenti del Sud d'Italia) che Oscar Greco con il suo "I demoni del Mezzogiorno" riporta alla luce con una ricerca sugli atti d'archivio, le cartelle cliniche, le corrispondenze tra il personale medico e i familiari degli internati; storia della "follia" in Calabria, storia di un approccio alla psicopatologia pervaso dalle teorie positiviste, dal determinismo biologico, dalle tesi lombrosiane e quindi anche storia di misurazioni antropometriche, di diagnosi fondate sull' "anomalia" dei tratti fisici e su un'ereditarietà più presunta che dimostrata; storia, soprattutto, di un'umanità dimenticata, derelitta, presa in trappola tra: disagio sociale e approcci clinico-diagnostici che oggi definiamo a-scientifici, ma che, al tempo, rappresentavano la nuova frontiera della psichiatria. 

Questa la mirabile opera di ricerca di Oscar Greco, che si snoda lungo gli anni appena succesivi all'Unità d'Italia fino alla Grande Guerra; questi alcuni degli argomenti presi in esame ieri (12 ottobre 2018) presso lo Spazio Open di Reggio Calabria, durante l'incontro con l'autore, organizzato da Associazione Multiverso in collaborazione con Rubbettino Editore e al quale hanno preso parte anche Tonino Nocera (giornalista e scrittore) e Santo Cambareri (Psicologo e Presidente Ass. Multiverso)

Un'opportunità di confronto e un'occasione per riflettere su temi quali: la stigmatizzazione sociale, il ruolo delle istituzioni totali e l'evoluzione degli interventi sulla psicopatologia nel corso della storia. Occasione che Multiverso ha inteso cogliere, nel solco della mission che tiene unite le professionalità che compongono l'associazione: contribuire alla diffusione del benessere psicologico, relazionale e sociale, anche attraverso momenti di condivisione e crescita, al servizio della comunità.

Red. Blog del Benessere Psicologico

“I demoni del Mezzogiorno” – Oscar Greco racconta il manicomio di Girifalco – Venerdì 12 Ottobre a Reggio Calabria la presentazione del libro

Durante il lento processo di formazione dell’identità nazionale, dall’Unità alla Grande guerra, i manicomi furono considerati luoghi idonei a segregare le persone non presentabili e non in grado di contribuire alla costruzione della nuova società: i folli, i derelitti e i soggetti marginali che non si integravano con i canoni etico-economici della società liberale ottocentesca.

Nato in tale contesto politico e sociale, il manicomio di Girifalco, grazie ad una psichiatria condizionata dal positivismo lombrosiano, innervato dalle dottrine della degenarazione e dell’atavismo, e all’influenza delle correnti culturali che spiegavano l’arretratezza del Meridione e dei suoi fenomeni criminali in un quadro di «irreversibile inferiorità biologica e morale» delle popolazioni del Sud, inevitabilmente è diventato, per alcuni, il luogo simbolo della costruzione «scientifica» dell’inferiorità psichica e del carattere criminale di un’intera popolazione.

La ricerca sugli atti di archivio e sulle cartelle cliniche di quel periodo documenta una realtà più complessa. Quel manicomio di periferia era adeguatamente inserito nella società rurale che lo circondava e riusciva a cogliere le molteplici sfaccettature del disagio mentale di un ambiente economico-sociale povero e premoderno e a introdurre anche pratiche terapeutiche d’avanguardia, seppure in un contesto in cui era possibile riconoscere i segni premonitori della tendenza a fornire quella «rappresentazione caricaturale» delle popolazioni meridionali che tanto avrebbe influito sulle future politiche per il Mezzogiorno.

Sono solo alcuni dei temi affrontati in “I DEMONI DEL MEZZOGIORNO – Follia, pregiudizio e marginalità nel manicomio di Girifalco (1881-1921)” di Oscar Greco: scrittore, saggista e ricercatore presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria, dove collabora, da alcuni anni, anche alle attività della cattedra di Storia Contemporanea.
La presentazione del libro, si terrà Venerdì 12 Ottobre dalle ore 18:00 presso lo Spazio Open (Via Filippini 23/25 angolo Via Giudecca – Reggio Calabria)

L’evento, organizzato in collaborazione con Rubbettino Editore, rientra tra le inziative culturali di Multiverso e intende offrire alla cittadinanza un’occasione di confronto e dibattito su temi molto cari alla nostra realtà associativa; dalla lotta a qualsiasi forma di marginalità, alla funzione sociale delle professioni che si occupano di salute, passando per il recupero della memoria storica; ingredienti, a nostro avviso, essenziali per la crescita culturale del territorio e per agire positivamente sul benessere individuale, relazionale e sociale della comunità.

Interverranno: Oscar Greco – Autore del libro; Tonino Nocera – Giornalista e scrittore; Santo Cambareri – Psicologo e Presidente Associazione Multiverso


Red. Blog del Benessere Psicologico

Al via "Risonanze: Aperitivi d'arte, idee e cultura" per "fermarsi a sentire"


Si è tenuto, preso il Nice, sito sulla via marina: Risonanze – Aperitivi d’arte, idee e cultura; occasioni di confronto, dibattito e condivisione di storie, organizzato dall'Associazione Multiverso in collaborazione con l’Associazione PER MANO ONLUS.
“Fermarsi a sentire” questo il messaggio principale che l’iniziativa intende veicolare. In una società dalle pronte risposte e dalle soluzioni a tutti i costi, un momento per fermarsi ad ascoltare le vibrazioni che le storie personali, professionali e umane ci restituiscono, attivando creatività e visioni alternative, grazie anche all'arte di Daniele Chiovaro e Francesco Calarco.



Da: calabriapost.net

Risonanze - Aperitivo con gli artisti: Daniele Chiovaro e Francesco Calarco

L'Associazione Multiverso presenta: Risonanze – Aperitivi d’arte, idee e cultura; occasioni di confronto, dibattito e condivisione di storie. Il primo appuntamento si terrà Lunedì 27 Agosto dalle 19:30 presso il NICE Friendly Bar nella splendida cornice del Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria.


“Fermarsi a sentire”

Questo il messaggio principale che l’iniziativa intende veicolare. In una società dalle pronte risposte e dalle soluzioni a tutti i costi, un momento per fermarsi ad ascoltare le vibrazioni che le storie personali, professionali e umane ci restituiscono, attivando creatività e visioni alternative.

L'Associazione Multiverso aggrega diverse professionalità (dall’ambito psicologico all’area medica passando per quella legale) con la finalità di garantire l’accessibilità al benessere psicologico, relazionale e sociale. Una mission in cui i soci sono impegnati quotidianamente attraverso: progetti educativi, gruppi di lavoro ed equipe multidisciplinari, convinti che, per diffondere “ben-essere” nella società odierna, non si possa rinunciare ai momenti di riflessione e partecipazione, all’ascolto, alla condivisione di esperienze, all’incontro.

Lunedì 27 agosto l'appuntamento è con le opere e le storie di:

DANIELE CHIOVARO giovane artista reggino “oltre le barriere” che coltiva fin da bambino la passione per la pittura; qualche anno fa, quando la Distrofia muscolare di Duchenne ha reso per lui impossibile l’uso delle mani, ha preso lezioni dal maestro Antonio Federico e la sua equipe per continuare a dipingere grazie all’acquisizione di una straordinaria tecnica gestita e controllata con la bocca. Un esempio di coraggio e forza di volontà, una dimostrazione che limiti e barriere spariscono quando vi è la determinazione e la passione. Le sue opere sono già state protagoniste di diverse esposizioni
e
FRANCESCO CALARCO psicoterapeuta e artista, la sua produzione pittorica si fa strumento di cambiamento; il colore che cola sulla tela apre la strada a nuove letture, prospettive altre; dalle macchie alle armonie di sfumature, dai vortici emotivi alla riconnessione terapeutica.

L’evento, organizzato in collaborazione con l’Associazione PER MANO ONLUS, impegnata da anni nella lotta alla distrofia muscolare e nell’informazione e sensibilizzazione sulle malattie rare, proseguirà con un dibattito, moderato Tonino Nocera giornalista e scrittore e a cui prenderanno parte: Ghislain Mayaud docente di Decorazione e Vice Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, Loredana Stella Presidente di PER MANO ONLUS e Santo Cambareri Psicologo e Presidente Associazione Multiverso.

Nel corso della serata, oltre ad ammirare la mostra degli artisti, sarà possibile degustare un ricco apericena accompagnato dal live acustico di Andrea Irto, giovane cantautore “per caso” e parte integrante del gruppo Multiverso, autore dell’album “Di centomila son rimasto solo uno”: raccolta di storie e temi sociali che diventano musica e parole, con l’occhio attento di chi osserva il cambiamento senza stare a guardare.

Red. Blog del Benessere Psicologico

Nasce Rete Psicologia Calabria - Altri punti di vista...

Fare Psicologia significa fare rete! Ne sono sempre stato convinto e lo sono tutt'ora; la nostra professione non puo' prescindere dalla condivisione. Condivisione di cosa? Di buone prassi, idee, spunti progettuali, esperienze, opportunità di lavoro.

Lo psicologo è il professionista delle relazioni umane e sarebbe quindi paradossale pensare di non coltivare le relazioni professionali, non incentivare la collaborazione.

Chiudersi all'interno del proprio spazio e rinunciare alla possibilità di fare comunità, equivarrebbe a fare un favore enorme all'isolamento lavorativo e culturale che spesso grava sulla nostra professione.

E quì in Calabria l'isolamento lo conosciamo bene: geografico, sociale, occupazionale!

Anche per questi motivi inizia a muovere i primi passi su facebook, il gruppo Rete Psicologia Calabria, uno spazio per divulgare informazioni sulla psicologia (bandi, concorsi, adempimenti per la professione), uno strumento per mettere in contatto costruttivo studenti e professionisti di diversa esperienza e costruire insieme una cultura professionale basata sulla collaborazione.

Gli psicologi italiani vivono un momento storico difficile, insidiati dall'abuso professionale e spesso abbandonati dalle istituzioni, anche per questo fare RETE diventa una necessità. Insieme si può essere più informati sui nuovi ambiti applicativi del nostro lavoro e sulle prospettive progettuali, insieme si possono conoscere meglio le criticità e metterle in luce, insieme si possono trovare punti di riferimento validi per tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno...Insomma insieme è meglio!

E allora anche da quì, dalle pagine di questo Blog che tempo fa ha rintracciato nella collaborazione intra-professionale uno dei suoi principali obiettivi, voglio condividere con chi ci segue il mio impegno per questa iniziativa e invitare colleghi e futuri colleghi a prenderne parte iscrivendosi al gruppo Rete Psicologia Calabria - Facebook   

La Psicologia in Calabria ha bisogno di fare rete, costruiamola insieme!

Santo Cambareri
Blog del Benessere Psicologico 

La "psiche" post-moderna: è tutto oro quel che luccica?



La società occidentale appare oggi in viaggio verso una direzione incerta, per certi versi "oscura". Tra i più importanti sociologi c'è chi ha parlato di “società liquida”. 


Parallelamente,  sembra progressivamente imporsi una rimodulazione del concetto di ”identità” personale in quello di “idoneità”. 
Tra i pilastri della nostra attuale "impalcatura" sociale, cerchiamo di rivolgere le nostre riflessioni, schematicamente, sui seguenti:

- la performance/produttività
- la fruibilità, la provvisorietà e l'intercambiabilità dei significati e dei rapporti interpersonali


Andando per immagini, il mondo attuale potrebbe rassomigliare ad un grande palcoscenico, il quale ci concede una crescente libertà di espressione (riduzione dei vincoli/obblighi), ma ci richiede, quale precondizione necessaria, un certo “livello” di prestazione ed adeguatezza.

Oggi possiamo fare molto (più di prima), ma dobbiamo rendere molto (più di prima), possiamo sbagliare poco (molto meno di prima), siamo sostituibili (molto più di prima).

Tutto ciò probabilmente non è senza conseguenze.
Se l’allentamento dei legami, l’impoverimento dei valori, l’indebolimento dell’ “etica” ( in ultima analisi, del Super-Io) possono da un lato “mettere alla porta” il tema della colpa, d’altro canto lo fanno rientrare dalla finestra: “stressando” al massimo grado i sentimenti personali di insufficienza, di inadeguatezza, di indegnità (dell’Io).

Accenniamo dapprima al tema della società liquida.
Oggi siamo indubbiamente esseri meno “vincolati”: talvolta capita anzi di sentirci tali di fronte a situazioni, (come ad es. lo stabilirsi di una relazione affettiva) che hanno per natura la caratteristica (tra le altre) di restringere il nostro “campo d’azione” individuale;  situazioni  che tuttavia, fino a pochi decenni fa, non vivevamo con lo stesso senso di soffocamento, di “carenza di libertà”. 

Nietzsche considerava il disturbo mentale una "malattia della libertà", nel duplice senso che la libertà viene coartata dal sorgere del disturbo, ma che paradossalmente può anche esserne concausa: l’uomo, tra gli esseri viventi, è quello dotato del massimo grado di scelta e autodeterminazione: il libero arbitrio!

Allora, se anche la libertà odierna venga (giustamente, e fortunatamente) ricercata, rivendicata, difesa.. forse, “troppa libertà” può porre delle imprevedibili  insidie: il rischio è quello di configurarsi quale una sorta di immenso mare aperto, dai confini troppo indistinti, nonché privo di punti di riferimento (di “porti sicuri” ai quali attraccare: per ripararsi, ma anche per chiedere aiuto, se servisse).

E se questa “overdose” di libertà finisse per spaventare? E se questo gigantesco mare aperto slatentizzasse in noi una sorta di “agorafobia esistenziale”?

Kierkegaard riteneva, forse non a caso, l’angoscia del vivere come un qualcosa di connaturato all’esistenza umana: l’uomo che arriva a scrutare il fondo delle proprie possibilità spirituali verrebbe colto dalla “vertigine della libertà”;  la quale però, scontrandosi con l’ineluttabile finitezza umana, finirebbe per trasformarsi in angoscia. 
                                                                                                                                           
E se questo tipo di vertigini stesse diventando un prezzo, sempre più diffuso, da pagare nella nostra società attuale?

Seconda riflessione (o suggestione).
Se, su questo grande palcoscenico, possiamo muoverci con gradi sempre maggiori di indipendenza, appare al tempo stesso sempre più importante farlo nel modo “vincente”: occorre correre di più, più velocemente, in quante più direzioni possibili.
Tutto deve mirare all’utile e all’obiettivo. Odioso, intollerabile non essere all’altezza; impensabile (e rischioso) mettere l’essere umano,  il suo vissuto davanti (anche accanto) al lavoro che può (deve) fornire. Un esempio, vissuto in prima persona. Pochi mesi fa incontro un’amica, che mi si presenta in lacrime. Mi racconta l’accaduto: lei, da poco incinta, aveva appena ricevuto un’umiliazione sul posto di lavoro. Aveva appena messo al corrente il suo superiore della (lieta?) notizia. Ma, le era stato “spiegato” (in realtà urlato) che questo significava per lei un grosso problema:  avendo scelto, o forse “osato” fare un bambino, metteva a repentaglio i fragili equilibri della “ditta”.

Siamo probabilmente dentro a un vortice. E fatichiamo a riconoscerlo come tale, perchè pienamente all’interno di esso. Una “giostra” impazzita, che ci regala il brivido, ma può anche esporci ad alcuni pericoli:
- Coloro i quali, per diverse ragioni,  più vulnerabili possono andare incontro a diversi “infortuni”: spesso sono reazioni depressive, a volte piuttosto severe.  E’ l’”ondata di ritorno” della colpa, sottoforma di autoaccusa, di linciaggio alla propria persona:  un “tribunale interno” che decreta le tue responsabilità e può sancire la tua condanna; tradurre la tua (reale o presunta, comunque percepita) inadempienza in fallimento; dichiarare la tua indegnità.
- Anche soggetti più “resilienti” possono tuttavia “segnare il passo”, mostrare talvolta qualche piccolo segnale di cedimento, sottoforma di reazioni più o meno fisiologiche: malumori, nervosismo, preoccupazioni, stanchezza ed affaticamento (fisico e mentale), dolori diffusi, disordini gastrointestinali, difficoltà sessuali, turbe del sonno, etc. 

Dunque, in esame l’ipotesi che una serie di fattori sociali possano oggi, in modo insospettabile ma sostanziale, incidere sulla nostra stabilità psichica. D’altronde, sarà anche un caso, ma le stime dell’OMS (entro il 2020 la depressione sarà, dopo le malattie cardiovascolari, la più diffusa malattia su scala mondiale) sembrano certificare la sofferenza mentale quale uno dei più gravi problemi dell’epoca contemporanea"                                                                                                                                                               
Per illustrare al meglio quanto teorizzato riguardo ai suddetti fattori ci affidiamo all’ennesima metafora: nel passato recente marciavamo su un terreno più solido, ad andatura più moderata; maggiore era il tempo a disposizione; la meta certamente meno ambiziosa, ma non di rado vissuta come gradita, o quantomeno accettabile. Oggi (s)corre sotto di noi un tapis roulant, dalla velocità crescente, spesso sprovvisto di corrimani a cui tenerci, in preda ad una corsa imprevedibile: non sappiamo quando finirà, né, spesso, dove ci porterà, forse nemmeno certi di volerlo sapere.
Se siamo di fronte a un tutto così frenetico, mutevole, in ultima analisi “traballante”, sulla crescente “epidemia” di disagio psichico si potrebbero formulare ulteriori ipotesi. Si potrebbero intravedere, in “filigrana”, delle motivazioni assai profonde, ed insospettabili.

L’ipotesi  suggestiva (o forse la provocazione) è che tutto ciò possa avere, almeno in parte, a che fare con le “radici” dell’esistenza umana. Una visione “finalistica” del sintomo mentale, che andando oltre le dinamiche psicologiche (oltre la “semplice” ricerca dei vantaggi primari e secondari, di freudiana memoria), celerebbe piuttosto, su un piano più esistenziale, un “grido di ribellione”: un qualcosa di utile a contenere quell’ingombrante ”eccesso di libertà” che, seppur inconsciamente, avvertiamo come minaccia; un modo per ridimensionarne il peso, sotto il quale rischiamo di sentirci schiacciati.
Quasi che ad essere invaso fosse il nostro intimo essere: così intrinsecamente relazionale; bisognoso per la sua realizzazione di una “dose” (anche piccola, ma stabile e costante) dell’altro, da scoprirsi inerme, quasi spaventato di fronte a questa “straripante” libertà dell’era moderna. La quale, dietro l’apparente promessa di regalare “onnipotenza”, rivela invece tutta la fragilità dell’esistenza umana, dischiudendo le angosce che ne sottendono la friabile trama.
                                                                                                              


Dott. Stefano Naim 
Medico Chirurgo Specializzando in Psichiatria presso Ospedale S. Andrea di Roma
Comitato di Redazione Blog del Benessere Psicologico - Associazione Multiverso