10 CONSIGLI PER SOPRAVVIVERE ALLO STRESS DEL NATALE

Eccoci qui, già abbondantemente immersi nell'atmosfera natalizia! Vetrine dei negozi, spot in tv e sul web, servizi sui giornali, tutto in questo periodo ci ricorda che tra pochi giorni sarà Natale!
Le luci, il calore delle persone care, lo spirito di bontà e fratellanza che pervade i nostri cuori ma anche una buona dose di stress!

Secondo un'inchiesta, pubblicata lo scorso anno dalla testata VDG Magazine, in Italia, la sensazione più diffusa, in attesa delle festività natalizie, sembra essere proprio lo stress, seguito da impazienza e nervosismo. I risultati delle interviste pongono in cima agli aspetti meno graditi: il sentirsi in dovere di fare qualcosa anche se non se ne ha voglia; seguito dall'angoscia del traffico cittadino e dall'idea di vivere sul filo dei due minuti. Tra i tipi di ansia caratteristici, la ricerca cita infine: la paura di esagerare col cibo e lo stress causato dai parenti e dalla compagnia.

Sensazioni davvero familiari che, allo scattare del clima natalizio, sembrano stridere di gran lunga con le diverse frasi di auguri che citano gioia e serenità.

Con l'avanzare della società consumistica, la magia del Natale sembra infatti aver lasciato il posto a innumerevoli fonti di stress, così, quello che dovrebbe essere un periodo di festa, rischia di trasformarsi in un vero e proprio impegno, da assolvere in maniera perfetta e impeccabile.

Ecco allora che alla prima vetrina addobbata in centro, alla prima pubblicità in tv, alla prima telefonata dei parenti, veniamo assaliti da una vera e propria ansia da prestazione; il clima natalizio rischia quindi di inghiottirci e non di avvolgerci, come sarebbe più auspicabile. Inizia allora la corsa al regalo perfetto, al piatto perfetto, al messaggio di auguri perfetto...accompagnata da una serie infinita di propositi di cambiamento e da un carico di aspettative che spesso fatichiamo a sopportare.

Se da un lato il clima di austerità imposto dall'attuale crisi economica, sembra aver arginato la frenesia consumistica della festa, la tradizione non sembra aver perso quella patina di felicità a tutti i costi che la contraddistingue. Senza dubbio il Natale rappresenta una ricorrenza unica, un'occasione per ritrovarsi e riscoprire il piacere di stare insieme, un momento per condividere e diffondere sentimenti positivi. Non possiamo però pretendere che i nostri stati d'animo siano necessariamente uniformati al contesto, per il semplice fatto che il nostro tono dell'umore non può essere imposto o modificato con uno schiocco di dita. Inoltre, molto spesso, questa dissonanza tra l'ambiente circostante e quello che proviamo internamente, facilita sensazioni di inadeguatezza e una predisposizione negativa nei confronti dell'ambiente circostante, rinforzando ansia, stati di prostrazione e sconforto


Come uscirne? Non esistono ricette preconfezionate, ma una serie di accorgimenti può aiutarci a ridurre stress e ansia agendo positivamente sui nostri stati d'animo.

Il Blog del Benessere Psicologico, prova quindi a fare un regalo utile ai propri lettori con 10 pratici consigli per affrontare lo stress delle feste. Leggeteli, provateli e fateci sapere come è andata!


1) RIDIMENSIONA LE ASPETTATIVE

Il benessere interiore dipende da come ci percepiamo. Felicità e serenità non devono necessariamente rappresentare degli obiettivi, meglio considerarli dei percorsi durante i quali vanno messi in conto eventuali ostacoli e imprevisti. Soprattutto in attesa del Natale è consigliabile quindi stilare mentalmente un bilancio preventivo che tenga conto anche degli eventi poco piacevoli.
Il "Natale perfetto"  forse è proprio quello che scende a patti con le proprie imperfezioni!


2) EVITA DI SCONVOLGERE RITMI E ABITUDINI

Senza dubbio in questo periodo dell'anno si tende a modificare orari e consuetudini (pranzi e cene in famiglia, visite a parenti e amici, serate in compagnia). Tutte attività che possono risultare piacevoli, il rischio è però quello di sostituire una routine con un'altra routine! Ricorda che le festività natalizie oltre che una ricorrenza, sono una vacanza, un momento di pausa dal lavoro e dagli impegni. Non rinunciare quindi ai tuoi hobby, anzi approfittane per dedicarti con più calma a ciò che ti piace coinvolgendo le persone a te vicine.
Una visita di auguri in casa di amici o parenti può essere vissuta come un'incombenza da assolvere a tutti i costi, perchè allora non trasformarla, quando possibile, in un invito a trascorrere una serata al cinema o facendo una passeggiata in centro.


3) LASCIA PERDERE I PROPOSITI DI CAMBIAMENTO

Chi di noi non ha ascoltato almeno una volta "L'anno che verrà" del grande Lucio Dalla? E chi di noi non si è trovato alle soglie del nuovo anno a imporsi buoni propositi come smettere di fumare o mettersi a dieta. Nulla da eccepire sul carattere positivo delle intenzioni, il problema sta piuttosto nella loro natura. Un'intenzione di cambiamento dovrà per forza di cose essere negoziata con il contesto che molto spesso ne ridimensiona gli intendimenti. Meglio riflettere allora sul fatto che i grandi cambiamenti non possono essere decisi in un attimo e non possono essere relegati a un determinato periodo dell'anno, sono piuttosto frutto di un lavoro interiore caratterizzato da piccoli passi, tanta umiltà e poca severità verso noi stessi; è la sottile differenza che distingue l'adeguamento, dall'adattamento.
"L'anno che sta arrivando, tra un anno passerà. Io mi sto preparando è questa la novità"


4) DEDICATI AGLI ALTRI

In uno studio pubblicato nel 2011 dalla rivista scientifica Psychosomatic Medicine, due ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell'Università della California (Tristen K. Inagaki e Naomi I. Eisenberger) si sono occupati di indagare le potenzialità benefiche a livello psicologico percepite da chi si ritrova ad aiutare il prossimo in momenti di difficoltà o dolore. Attraverso procedure di neuroimaging funzionale, è stato possibile rilevare l'attivazione di alcune aree del cervello connesse al comportamento materno e alla socializzazione e una riduzione dell'attività dell'amigdala connessa allo stress emotivo. Aiutare chi è in difficoltà non gioverebbe solamente al destinatario delle attenzioni, ma anche a colui che le mette in pratica. La classica "buona azione" potrebbe quindi agire positivamente su un eventuale umore depresso.


5) FATTI UN REGALO

Bene dedicarsi agli altri, ma senza dimenticare se stessi. In un periodo caratterizzato dalla corsa ai doni e agli auguri, il rischio è quello di dimenticare di fare un regalo per sé. Ricorda inoltre, di dedicare almeno un'ora del tuo tempo libero ad un'attività che ti piace davvero!


6) PERMETTI A TE STESSO DI ESSERE MALINCONICO

La nostalgia del tempo passato e i vecchi ricordi, sembrano essere una costante del periodo natalizio, molto spesso allora si tende ad allontanare questi stati emotivi, forzandosi di controllarli per non rovinare la festa a nessuno. Strategia che il più delle volte si rivela fallimentare.
Dialogare con i propri stati d'animo aiuta a riconoscerli e a migliorarli, non è sintomo di debolezza e vulnerabilità ma facilita la maturazione affettiva. Occhio però a non sacrificare le relazioni sociali, l'introspezione non deve rappresentare necessariamente un sinonimo di chiusura.


7) ASCOLTA LE ESIGENZE ALTRUI E FAVORISCI LA PARTECIPAZIONE

Come sappiamo il Natale non è solo auguri, dolci e regali, ma anche organizzazione. Purtroppo però, molto spesso, programmare un cenone di Natale o scegliere come trascorrere la notte di Capodanno diventa più difficile del previsto. A volte, per comodità, pressati dall'ansia di prendere una decisione in tempi brevi o semplicemente perchè il "programmino" che abbiamo in testa ci piace particolarmente, rischiamo di incorrere nell'errore di imporre alla famiglia o al gruppo di amici attività che in realtà vanno bene solo a noi. In questi casi un consiglio utile può essere quello di mettere in pratica una comunicazione più improntata sulla forma interrogativa del tipo: "Che ne pensi se...?" ; "Che ne diresti di...?" ; "Ti piacerebbe...?". Ottenendo così il doppio risultato di conoscere le idee altrui e rendere gli altri partecipi sin dall'inizio all'organizzazione dell'attività in questione.


8) COMUNICA CON CHIAREZZA CIO' CHE TI PIACE FARE, EVENTUALI ESIGENZE O RICHIESTE PARTICOLARI.

 Regola fondamentale e applicabile in vari contesti. Meglio esprimere fin da subito la nostra idea, dimenticando i sensi di colpa o le formalità, senza trascurare equilibrio, predisposizione all'ascolto e flessibilità


9) METTI DA PARTE PERFEZIONISMO E ATTEGGIAMENTO CONTROLLANTE

Il Perfezionismo, come la pretesa di tenere ogni cosa sotto controllo, rappresentano al contempo cause e conseguenze dell'ansia e dello stress, soprattutto per chi ha l'onore (e a questo punto anche l'onere) di ospitare parenti e amici per il cenone. L'esigere che tutto funzioni alla perfezione aumenta il nostro stato d'ansia. Il nostro cervello, seguendo una strategia economica, ma poco efficace, può quindi suggerirci di controllare ogni cosa, con l'inevitabile risultato di vedere deluse le nostre aspettative. Tutto ciò può provocare senso di insoddisfazione, un aumento dei nostri livelli di stress e soprattutto ancora ansia. Un vero e proprio circolo vizioso.
In questo caso può esserci d'aiuto pensare che non si possono sfruttare al meglio le nostre risorse, senza riconoscerne i limiti. Quindi "meglio poco e bene che quasi tutto e male"


10) USA L'IRONIA

Vedere il lato comico della vita, permette infatti di sdrammatizzare i momenti difficili, alleggerire le nostre giornate e soprattutto scaricare lo stress accumulato. Quindi se la cena coi parenti ci preoccupa per l'eventuale riemergere di dissapori e incomprensioni, l'ideale forse è evitare di prenderci troppo sul serio!

                                                                                                   
                                     Dott. Santo Cambareri  


3 DICEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

“Ciao genitori belli di tutti, sono graditi visi sorridenti”


Questa è la risposta che Andrea Antonello, ragazzo con autismo, rivolge al padre Franco quando gli chiede di dire qualcosa a tutti quei genitori che hanno figli affetti da tale disturbo.

Ed è così che l’Équipe del Benessere Psicologico, oggi 3 DICEMBRE, vuole ricordare la GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ; oltre che con le statistiche e le convenzioni soprattutto con tanta umanità. Quell’umanità che spesso si perde nel cercare il vocabolo più adeguato per “etichettare” una persona senza offenderla, ma perdendo di vista il fatto che, prima di tutto, è una PERSONA. Andrea ci ricorda l’importanza del sorriso, di un gesto affettuoso, della solarità che aiuta ad andare avanti più di tante leggi.


La Giornata Internazionale è stata istituita nel 1981, Anno Internazionale delle Persone Disabili, per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza su tale tematica, per sostenere la piena inclusione in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza.
Nel dicembre 2006, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la CONVENZIONE SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ. Attraverso i suoi 50 articoli, la Convenzione indica la strada che gli Stati del mondo devono percorrere per garantire i diritti di uguaglianza e inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo.
L’Italia, con la legge n. 18 del 3 marzo 2009 (pubblicata in G.U. n. 61 del 14 marzo 2009) ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite e del relativo protocollo opzionale, sottoscritta il 30 marzo 2007.   La medesima legge istituisce L’OSSERVATORIO NAZIONALE SULLA CONDIZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ che ha, tra gli altri, il compito di promuovere l'attuazione della Convenzione ed elaborare il rapporto dettagliato sulle misure adottate in raccordo con il Comitato Interministeriale dei Diritti Umani (CIDU). Inoltre già un decennio prima si era occupata di formulare delle leggi (legge quadro 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modificazioni, alla legge 8 novembre 2000, n. 328) che cambiavano la visione della persona con disabilità nella nostra società.


Nel mondo le persone con disabilità sono circa un miliardo (il 15% della popolazione) e l’82% vive in paesi in via di sviluppo. In questi paesi, il 90% non ha accesso ai servizi riabilitativi e solo il 5% dei minori può accedere ad una educazione formale. A questi dati si aggiunge che più dell’80% delle persone con disabilità nel mondo non ha un impiego e spesso sono segregate in istituti e centri speciali.
In Europa, ancor più del 60% di bambini nelle scuole primarie segue le lezioni in classi o scuole speciali. Nella gran parte dei paesi in via di sviluppo non vi sono adeguati servizi sanitari per cui le persone con disabilità hanno un’aspettativa di vita inferiore rispetto ai loro fratelli che vivono nei paesi industrializzati. La condizione di disabilità è causa ed effetto di povertà, perché le persone sono soggette a discriminazioni e a mancanza di pari opportunità ciò produce una limitazione alla partecipazione sociale e violazione dei diritti umani.
Per quanto riguarda l’Italia, possiamo ritenerci “fortunati” a livello di servizi erogati dallo Stato, qualora facessimo il confronto con i paesi in via di sviluppo, ma non con i paesi industrializzati. I dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità del 2010 attestano la presenza di 2 milioni e 615.000 disabili fino a 65 anni. Si tratta del 5% della popolazione; se si aggiungono anche le persone diversamente abili oltre i 65 anni si arriva a superare il 18%.

Si nasce con la disabilità e quindi essere congenita o svilupparsi successivamente a causa di malattie o incidenti, cambia poco in quanto il ruolo della società e dei singoli cittadini è sempre lo stesso: garantire i diritti, l’autonomia, l’istruzione e l’integrazione nella vita sociale.

Oggi i mass media aiutano tanto nell’informare tutti su come vivevano una volta i disabili e sui cambiamenti che ci sono stati ad oggi e su quanto ancora si deve lavorare. Lo ricordano tutti i giorni i ragazzi con Sclerosi Laterale Amiotrofica che protestano davanti Montecitorio; lo ricordano i partecipanti e i vincitori delle paraolimpiadi: TUTTO È POSSIBILE, BASTA CREDERCI!



Le FAMIGLIE di bambini con disabilità,si spendano tantissimo, e non solo a livello economico, ma soprattutto a livello emotivo per il proprio figlio. Si cerca di fargli ottenere il massimo in termini di qualità della vita con cure mediche, psicologiche, abilitative e riabilitative per far si che raggiungano la propria indipendenza e diminuisca la paura del futuro… quel futuro che arriverà dopo la loro morte. 

Continuate con la forza e il coraggio che contraddistingue i genitori anche nei giorni più bui in cui vorrete mollare tutto, in cui non vedrete risultati dall’ennesima terapia e in cui avrete vissuto l’ennesima umiliazione. Perché i risultati arriveranno insieme alle soddisfazioni. I momenti bui serviranno proprio per fermarsi, riflettere, raccogliere le idee e ripartire da li, facendovi aiutare oltre che dai professionisti del settore, dai nonni, amici e soprattutto dagli altri figli.

Il valore di un FRATELLO o di una SORELLA di un bambino con disabilità (in inglese definito “Siblings”) non è mai da sottovalutare sia per il supporto che forniscono ai genitori nelle incombenze domestiche sia a quello fornito al fratello con disabilità nelle sue attività o nel tempo libero (Seltzer, Begun, Seltzer e Krauss, 1991), ma anche nell’apprendimento, nella regolazione emotiva e nelle relazioni sociali. È importante che i fratelli partecipino a tutti gli aspetti della vita dell'altro, dalle visite specialistiche alle terapie farmacologiche e psicologiche. I bambini hanno una ricca immaginazione e negare loro la conoscenza della verità li porta a cercare risposte in maniera autonoma e spesso errata vedendo il fratello come l’unico bisognoso di attenzioni e di affetto e quindi il preferito e ciò mina l’immagine che ha di sé e la propria autostima.

Di contro, soprattutto quando il fratello disabile è il secondogenito, non si può costringere un bambino ad avere attenzioni particolari per il fratello, a restare sempre con lui ed obbligarlo a coinvolgerlo nei giochi ed in ogni momento di svago perché il rischio è che il fratello sia vissuto come una presenza imposta dai genitori e si trasformi in un impedimento, un peso da dover sopportare. E' importante che i bambini, tutti, abbiano il loro spazio personale e i loro momenti di solitudine, che possano avere del tempo per se stessi e un luogo tutto loro in casa in cui rifugiarsi. Il dialogo aiuterà i genitori a sostenere i propri figli e favorirà la nascita di un rapporto paritetico tra fratelli, dove nessuno sarà inferiore o superiore all'altro.

Quando il fratello disabile è il maggiore, come nel nostro caso, la situazione è leggermente diversa. Le diversità saranno comprese solo dopo qualche anno, quando il bambino inizierà ad interagire a livello sociale e scoprirà che il fratello o la sorella hanno abilità diverse rispetto gli altri. E' a questo punto che dovranno essere date tutte le spiegazioni necessarie, per non creare differenze e gelosie tra fratelli.Per cui mia cara signora tenga sempre aggiornata la bambina di tutto ciò che riguardi il fratello e vedrà.

Gli operatori del settore tra cui lo psicologo, il fisioterapista, il logopedista, il neuropsichiatra infantile sono figure fondamentali innanzitutto perché permettono di fornire un’adeguata diagnosi del disturbo, punto di partenza fondamentale per stabilire gli obiettivi a breve, medio e lungo termine da raggiungere e le tecniche riabilitative con cui farlo.

E allora COLLABORIAMO INSIEME per l’abbattimento delle barriere architettoniche e facciamo nostro lo slogan delle Nazioni Unite “rompi le barriere e apri le porte; per realizzare una società inclusiva per tutti!” senza discriminazioni, esclusioni e violenze.

Dott.ssa Moira Casella