La lectio magistralis di Giacomo Rizzolatti a Reggio Calabria, altissimo momento di cultura e scienza


Come promesso, rieccoci. Il tempo di riorganizzare le idee e dare un'occhiata agli appunti raccolti per poter raccontare dalle pagine del Blog del Benessere Psicologico, la lectio magistralis dal titolo: "Sono gli altri come me? Meccanismi neurali alla base dell'empatia", tenuta ieri 11 giugno 2014 all'Università "Mediterranea" di Reggio Calabria dal Prof. Giacomo Rizzolatti. Si inizia con i saluti e gli interventi introduttivi, tenuti dal Dott. Paquale Veneziano attuale Presidente dell'Ordine dei Medici di Reggio Calabria, dal Prof. Attilio Gorassini direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e Economia dell'Ateneo reggino e dal Prof. Carlo Morabito prorettore delegato all'internazionalizzazione e ai rapporti istituzionali dell'Università "Mediterranea". Diversi gli argomenti che aprono la giornata di studio e approfondimento. Suggestioni, citazioni e influenze che provengono dai vari ambiti di ricerca dei relatori e che ben si sposano con i diversi campi di applicazione avviati dagli sviluppi delle ricerche di Rizzolatti e del "Gruppo di Parma". Gli interventi introduttivi si concentrano sugli apporti della ricerca all'ingegneria biomedica, sulle tematiche dell'apprendimento riguardanti le applicazioni ingegneristiche del Machine Learning e gli studi pioneristici sull'apprendimento per imitazione da parte delle macchine artificiali, fino ad arrivare alle modalità che caratterizzano la ricerca scientifica, l'importanza della meticolosa preparazione di ogni esperimento "Ingrediente fondamentale anche per le scoperte caratterizzate da serendipità" come sottolinea il Prof. Morabito.
I richiami e le citazioni non trascurano il campo del diritto, è il caso infatti di citare anche la riflessione del Prof. Gorassini sulle implicazioni dell'empatia nell'ambito delle regole sociali "L'io e il tu che permettono il noi" e il richiamo alla filosofa tedesca di origini ebraiche Edith Stein (in religione: Santa Teresa Benedetta della Croce). Un ricco "antipasto" scientifico e culturale che apre alla fame di scienza, presto saziata dall'entrata in scena di Rizzolatti. Il neurologo di fama mondiale, si avvicina al microfono e inizia a snocciolare dati accompagnati da citazioni e riflessioni di esimi autori, pensatori e filosofi. Rizzolatti si sofferma sul carattere di novità, in termini di prospettiva metodologica, avviato dalla ricerca sui neuroni dell'area F5 del cervello del macaco che corrisponde topologicamente all'area 44 di Brodman del cervello umano, la cosiddetta area di Broca implicata nella produzione del linguaggio. Il momento descritto da Rizzolatti è precedente alla scoperta dei neuroni specchio, ma è fondamentale per comprendere (e i video degli esperimenti accompagnano la spiegazione) che nel cervello di questi mammiferi i suddetti neuroni si attivano non solo quando viene fatto un movimento fine a se stesso, ma anche quando il movimento è finalizzato alla prensione di un oggetto. Questa scoperta introduce il concetto di "scopo" nello studio e nell'osservazione scientifica dell'atto motorio: un movimento della mano è una semplice modificazione delle parti motorie, l'atto motorio del prendere implica invece uno scopo. Un passo avanti cruciale, al quale succede la scoperta a diro poco sconvolgente e cioè la "comparsa" del "sistema specchio". I presenti, vengono condotti per mano dentro l'esperimento, attraverso la visione dei video del Gruppo di Parma e hanno modo di  ascoltare il rumore prodotto dai potenziali d'azione, "gli spari" dei neuroni che si attivavano, nelle scimmie, sia in corrispondenza dell'atto prensorio di un oggetto che durante l'osservazione dello stesso atto riproposto dallo sperimentatore. Ecco i neuroni specchio! Esitono nel cervello della scimmia (e anche nel cervello umano) dei neuroni che si attivano sia quando si prende un oggetto che quando si osserva un'altra persona fare la stessa azione. Un momento importante che permette agli uditori di percepire appieno l'importanza della scoperta e consente al Prof. Rizzolatti di addentrarsi nella spiegazione della funzione dei neuroni specchio. A cosa servono i neuroni specchio nell'area motoria? A cosa è dovuta la loro presenza? Rizzolatti si appresta a dare una risposta al quesito illustrando le due ipotesi principali: la prima riguardante l'apprendimento per imitazione e la seconda legata alla capacità di capire gli altri. Contrariamente a quanto si pensa, sottolinea Rizzolatti, l'attività imitatoria delle scimmie (a quanto scoperto dagli etologi) è molto scarsa. A questo proposito vengono citate le osservazioni di Nicholas Keynes Humphrey psicologo inglese autore di ricerche sullo sviluppo dei meccanismi che regolano la coscienza e lo sviluppo dell'intelligenza umana. Humphrey, durante i suoi esperimenti sui gorilla, si domandò perchè a un cervello dal significativo sviluppo, non corrispondessero altrettanti significativi comportamenti e funzioni che giustificassero tale sviluppo. I neuroni specchio sembrano avere la risposta, rintracciata nei bisogni riguardanti la vita sociale delle scimmie, caratterizzata da una straordinaria complessità. Arriva quindi il momento di mostrare ai presenti le immagini dell'esperimento più affascinante e denso di significato che apre alla funzione fondamentale dei neuroni specchio sull'empatia. La prima parte dell'esperimento illustrato riguarda l'atto del mordere nell'uomo, nelle scimmie e nei cani. Rizzolatti sottolinea, dati alla mano, come non vi è alcuna differenza di attivazione dei neuroni specchio nell'uomo nel momento in cui si osserva un'altra persona mordere, una scimmia o un cane. La differenza sopraggiunge nella seconda parte dell'esperimento in cui vengono presentati dei messaggi comunicativi: l'uomo leggeva un giornale e si notava l'azione del lip reading cioè il movimento delle labbra mentre si legge, la scimmia metteva in pratica il gesto affiliativo del lip smacking e cioè aprire e chiudere le labbra protuse in avanti come gesto affiliativo, il cane abbaiava. I risultati dimostrano che il sistema mirror nell'uomo non si attiva osservando il cane abbaiare, ma si attiva osservando il lip reading in un'altra persona e il lip smacking nelle scimmie. E' come se i neuroni specchio si "illuminassero" nel momento in cui vediamo un gesto con il quale empatizziamo, che riconosciamo simile e appartenente in qualche modo al nostro sistema motorio. "Noi possiamo far finta di abbaiare, ma non sappiamo cosa c'è dietro all'azione di abbaiare e allora ci limitiamo ad interpretarlo cognitivamente". Ecco l'importanza dei neuroni specchio: nel cervello dell'uomo esiste un sistema che ci fa riconoscere l'altro uguale a noi. E' come se l'empatia avesse un correlato di natura fisiologica. Capiamo i comportamenti dell'altro, simile a noi, non perchè facciamo una costruzione cognitiva, un'interpretazione o un'inferenza, ma perchè sentiamo quello che l'altro sente. Risultati che aprono la discussione a osservazioni di natura culturale e sociale, alle quali Rizzolatti non si sottrae. Il quesito in sintesi è il seguente: "Se l'uomo riconosce il suo simile a livello neurologico e empatizza con lui, per quale motivo: storia, cultura e società, ci restituiscono azioni in cui l'empatia viene annullata come ad esempio la "shoah"? La risposta può essere rintracciata proprio nel sistema mirror, possiamo infatti ipotizzare, in base agli esperimenti portati avanti dal Gruppo di Parma che i nostri neuroni specchio non si attivano nel momento in cui non riconosciamo l'altro simile a noi. Una visione affascinante che tira in ballo l'azione trasformativa degli aspetti sociali sui nostri comportamenti. L'esempio fatto da Rizzolatti è quello della segregazione raziale o della schiavitù: "Scompare l'empatia quando non consideriamo più gli altri come noi stessi". A chiusura della lecrtio magistralis, Rizzolatti fa un accenno al concetto di "Meme", neologismo introdotto dal biologo Richard Dawkins nel 1976 nel saggio dal titolo: "Il gene egoista". Il "Meme" è un elemento di una cultura che può ritenersi trasmesso da un individuo ad un altro con mezzi non genetici, ma attraverso imitazione. Per avere un’idea di meme, Dawkins fa l’esempio di melodie, idee, frasi, mode, abitudini alimentari ecc.: il meme è un replicatore che obbedisce alla teoria evoluzionistica. E’ dotato di tre qualità fondamentali: fedeltà, fecondità e longevità. I  memi, in quanto replicatori, agiscono diffondendosi e saltando da un cervello ad un altro e nel contempo si conservano, in maniera simile ai virus. I memi che si affermano sono quelli più facili da imitare, quelli capaci di indurre processi di memorizzazione duraturi. I memi più forti si diffondono a spese di quelli più deboli, e così facendo modificano l’ambiente in cui crescono diffondendo anche il meccanismo di replicazione che rende possibile la loro copia. Seguendo questo schema, la diffusione di culture e idee potrebbe agire sugli aspetti innati che rendono l'uomo un soggetto empatico per natura. La giornata, si chiude con le domande dei presenti e con la consegna del "Premio Eudardo Renato Caianiello" al Prof. Giacomo Rizzolatti, a suggellare un momento che ha regalato all'ateneo Reggino e alla città di Reggio Calabria un'occasione di approfondimento e di studio a dir poco unica.

Dott. Santo Cambareri
Psicologo - Specializzando in Psicoterapia Sistemico Relazionale 

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