PSICANTRIA: IL CANTO DELLO PSICOMONDO CONTRO LO “STIGMA”

di Stefano Naim


Il disturbo mentale è una creatura subdola. Se sei una persona “normale” ( ma cos’è la normalità? ) hai libero accesso al mondo ed alle relazioni sociali; se hai una malattia “normale” ( per intenderci, quella del corpo, quella che davvero puoi “toccare con mano” ) sempre e comunque avrai  attenzione ed affetto attorno a te; ma se ad essere malata è la tua esistenza, se il disturbo non sta nel tuo fegato o nel tuo polmone ma affligge la tua mente, proprio ora che avrai bisogno del maggiore aiuto subirai le conseguenze più devastanti: non sarai un malato, e non sarai più nemmeno una persona, ma sarai solo un debole o un “folle” , uno inguaribile ed incurabile ( “la malattia si può curare, la pazzia no!” ), facilmente sarai pericoloso, di certo sei un essere inutile, da evitare se non da allontanare…
E’ questo lo  Stigma, l’impronta costante ( ed inaccettabile ) che il disturbo mentale porta con sé, il regalo che tu non hai mai chiesto, ma che fatalmente arriva e ti marchia come  “alieno dal mondo”, ti emargina dalla società “civile”, scava diabolicamente un solco sempre più profondo tra te ed il mondo ( un diavolo per davvero , dal greco “diaballein” = dividere ).
Combattere lo stigma è la missione di Gaspare Palmieri e Cristian Grassilli: psichiatra il primo, psicologo il secondo, ed entrambi psicoterapeuti, nel 2011 fondano “PSICANTRIA” , progetto che unisce la loro vena artistica ( cantautoriale ) con la volontà di narrare lo “psicomondo”, parlare cioè del disagio psichico, di come si sta nei panni di chi lo soffre, di come si possa provare, e a volte anche riuscire a vincerlo. Il compito è ambizioso: esporre con la musica tematiche complesse, e per di più tematiche che spesso sono ( più o meno consapevolmente ) osteggiate da chi non vi si trova a contatto, perché sentite difficili, scomode, comunque da tenere distanti da sé…
Ma il duo emiliano vuole proprio rompere le scatole! Vuole svegliare le coscienze, stimolare la curiosità ed accendere riflessioni, se serve anche incrinare certezze, con lo scopo di (ri)avvicinare il malato mentale alla società, di farlo conoscere, di farlo tornare “umano” agli occhi di tutti, anche di quelli che non sempre riescono a vederlo come tale.
La canzone è il cuore pulsante del progetto: con il suo potere di aggregare e di arrivare ovunque è lo strumento ideale per lanciare la loro battaglia gentile ; la magia con cui l’arte ( e in particolare la musica ) riesce a toccare le corde intime dell’animo umano rende il messaggio penetrante; la simpatia e bravura di Palmieri e Grassilli, quel pizzico di goliardia, la delicatezza con cui aprono le porte dello psicomondo, l’immediatezza con cui le canzoni lo tratteggiano rendono più alla portata, più coinvolgente, ma soprattutto ( è questo il loro maggior merito ) rendono il messaggio più leggero,d’un tratto accettabile per tutti, anche per chi in altre situazioni mai gli avrebbe prestato ascolto.
Musica e psicopatologia è un mix  particolare, coraggioso, ma dal grande potenziale. E il progetto “psicantrico” non è il primo a sposarlo. Già da anni, nella loro realtà clinica, i due “artisti della psiche” propongono l’ascolto di brani scelti come strumento terapeutico nell’ambito di gruppi di psicoterapia. Ma si può fare “musicoterapia” non solo ascoltando, ma anche producendo musica: è il fenomeno delle “psychiatric band”, veri e propri gruppi polistrumentali che nascono nelle cliniche, composti dai pazienti e dagli operatori della salute mentale ( nel 2009 a “Villa Igea” di Modena si formano i “Fermata Fornaci”, di cui Palmieri fa parte ) . Tutti assieme, senza distinzione, uniti dalla passione per chitarre, batterie e melodie,  come qualsiasi altro gruppo immersi nel “songwriting” ( stesura di suoni e testi ) , nelle prove, fino alle esibizioni in pubblico. Le psychiatric band sono ancora poco conosciute, ma esistono da anni, con tanto di annuale evento nazionale a raccoglierle. E i risultati terapeutici sembrano incoraggianti…




Ma Palmieri e Grassilli con la musica non vogliono solo curare i pazienti, vogliono restituire loro anche la dignità, il diritto alla vita..quella vera, non ghettizzata!! Da qui nasce la “Psicantria”. Non passa inosservata. Ad avvicinarsi anche stelle della musica italiana come Francesco Guccini, che firma l’introduzione di “Psicantria, manuale di Psicopatologia cantata”, il libro-cd con cui nel 2011 debutta il progetto: 13 canzoni scritte, cantate e suonate , chitarre alla mano, dal duo con l’accompagnamento di Lorenzo Mantovani (polistrumentista di professione e compagno di viaggio ) . Apre l’album l’omonima “ Psicantria “ , una sorta di intro in cui si spiega la differenza tra uno psichiatra, uno psicologo e uno psicoterapeuta, ma si ricorda anche come, al di là dei tecnicismi, quel che più conta è l’umanità verso il malato, chi soffre di un disturbo psichico, la cui umanità è viva e grande come non mai ( e, forse, anche per questo piu in difficoltà! ) . A seguire una serie di canzoni raccontano il disagio mentale: lo fanno parlando del vissuto, ora in modo più divertente e metaforico,  come ne “ Il cowboy bipolare” o in " Tarzan e border-Jane " , ora con la chiave della quotidianità:  " L’inno del malato immaginario " o " Funky fobico "; arrivando anche a momenti molto toccanti e tristi : " L’ultima ninna nanna " , comunque sempre al riparo dai dettagli tecnici del disturbo, per privilegiarne la dimensione esistenziale.



Uscito l’album seguono i concerti live : un tour a toccare scuole, università, associazioni, ospedali, teatri, ovunque il “verbo” psicantrico possa trovare terreno fertile. E’ questo forse il format più adatto all'opera, dove i suoi autori possono meglio coniugare vocazione artistica e possibilità di “parlare alla gente”, coinvolgendola nello spettacolo e costruendo con essa quel filo di empatia che è poi l’essenza del progetto.
Gaspare Palmieri e Cristian Grassilli non si fermeranno qui. L’idea era “folle”, la missione ostica, i riscontri sono stati positivi. Da qui la spinta ad andare avanti, a dare ancora più voce allo psicomondo, fino ad ampliarne i confini: a breve la “Psicantria” si arricchirà di nuovi episodi, che stavolta si allontaneranno dai disturbi più classici ( quelli della clinica ) per andare a toccare da vicino fenomeni della vita quotidiana, più o meno direttamente psicopatologici, che si stanno imponendo nella nostra società, come ad esempio il bullismo o le dipendenze dal mondo digitale.
Vincere lo stigma oggi è una delle sfide più difficili. Nel mondo moderno, i cui tempi e i cui modus vivendi restringono la strada di chi non vi si uniforma, gli spazi per chi viene giudicato “ non normale ” sembrano diventare sempre più angusti, inumani appunto, togliendo di fatto al malato mentale la possibilità stessa di esserlo! Ma non bisogna mai arrendersi… se non quelle del Signore, le vie della cultura possono essere infinite, e il canto lieve ma intrepido della Psicantria, il suo messaggio di amore e di coraggio, devono essere accolti, e anzi fatti risuonare a gran voce…